Meme e internet, la viralità fuori dal forum
Sono passati anni dai tempi in cui i meme, vignette o immagini con una serie di frasi che le accompagnano, sono uscite dai forum dove gli internauti si cimentavano in gare di follia e demenzialità.
Reddit e altri luoghi dedicati allo scambio di opinioni ed immagini non è più il luogo esclusivo in cui queste semplici immagini che riprendono fotogrammi di film, disegni, foto casalinghe, momenti della vita quotidiana, sono relegati.
Ormai i meme fanno parte della vita sociale di praticamente tutti i social media, perfino quelli destinati ai soli contenuti multimediali come i video, come tik tok. Facebook, instagram, twitter, tutti hanno una comunità abbastanza attiva dove ci si scambia battute a suon di immagini, e dove i meme diventano virali, dando il via a quel processo di viralità che li rende letteralmente vivi, modificabili, sempre originali, anche se la base è la stessa.
Meme e memetica
Ma cos’è un meme ? E perchè si chiama così? L’origine della parola si deve ad una vera e propria disciplina, la memetica, ovvero lo studio interdisciplinare che si occupare di indagare sul trasferimento di informazioni, delle preferenze culturali e delle vere e proprie eredità culturali che, nel bene e nel male, si tramandano e si diffondono all’interno delle società umane.
In parole povere, un meme di successo, non è altro che una rappresentazione figurata e spicciola, di quello di cui ci piace ( a noi società, o gruppo umano di qualsiasi taglia ) ci piace parlare nel momento in cui stiamo leggendo, o generando il meme in questione.
Sulla bocca di tutti
Un meme virale, di moda, che sta ” sul pezzo “, che è sulla bocca di tutti, è probabilmente un’immagine facilmente riconoscibile, o comunque in cui ci identifichiamo facilmente, perché ripreso da un’esperienza comune e collettiva di cui tutti o quasi parlano, di cui in molti sono a conoscenza. E di cui quindi a molti interessa, e su cui è facile scherzare, fare battute, e riderci su.
Grandi eventi sociali, in un piccolo spazio vitale
Un meme è tanto virale quanto è più facilmente identificabile, ma anche un’immagine di successo e virale in un certo periodo di tempo può passare velocemente di moda, a causa per l’appunto della sua identificabilità con un evento specifico e delimitato nel tempo, come ad esempio l’immagine di Chiellini che strattona il giocatore inglese nel match che ha portato alla vittoria dell’Italia agli europei nel 2020.
Altre immagini associate a stati d’animo, o ad eventi che si possono perpetrare nel tempo sono invece esempio di meme più stabili nel successo e nella condivisione, anche se la fonte da cui sono stati ispirati è cronologicamente datata nel momento in cui scriviamo.
Personaggi famosi, e non
Non tutti i meme di successo sono ripresi da grandi eventi sociali o raffigurano personaggi famosi e del mondo dello spettacolo, alcuni sono ignari protagonisti di trasmissione di viralità, il cui unico merito è stato di aver fatto la faccia giusta nella foto giusta, dopodichè internet ha fatto il resto.
Un esempio è la storia dell’ormai famoso ” Harold pain “, un ingegnere elettrico che è stato contattato da un fotografo per la creazione di alcune immagini stock da caricare su un canale di distrubuzione di immagini commerciali. Il simpatico signore di Budapest, non è un modello o un attore, e ha probabilmente messo nel dimenticatoio quell’esperienza fotografica che ha lasciato le sue foto su internet, a disposizione di tutti.
Con sommo stupore, alcuni anni dopo è venuto a conoscenza che la sua faccia e le sue foto, erano diventati virali e base di numerosi meme, a causa della sua espressione sorridente che andava in contrasto con la sua espressione di apparente sofferenza, da qui il nome ” Harold pain ”
Cultura di massa e mondo dello spettacolo
Ovviamente la più grande fonte di meme, oltre ai fortunati comuni mortali che sono stati scelti per le loro pose imbarazzanti, l’assurdità della situazione, o la loro faccia particolarmente espressiva, sono i VIP del mondo dello spettacolo.
Che siano in posa per una foto, o che stiano recitando all’interno di un film o una serie televisiva, è difficile trovare qualcuno di più espressivo di un attore mentre recita, forse per questo alcune immagini di successo nel campo della trasmissione degli stati di animo vengono usate ancora oggi, a distanza di anni dalla fine della serie, dalla data di uscita dal film o addirittura dalla morte dell’attore stesso.
La loro capacità di trasmettere tristezza, insicurezza, o la specifica emozione umana in quel particolare frammento di film o serie, ne fanno dei meme perfetti.
Così la faccia del protagonista di dawson creek è diventato l’emblema della tristezza, l’interpretazione di Geene Hackman nella fabbrica del cioccolato la personificazione dello scetticismo, la solitudine di Pablo Escobar un turbine di isolamento senza soluzione.
L’origine dei meme, viralità fuori dal web
Anche se abbiamo sentito parlare di meme soltanto dalla diffusione del web in poi, il concetto di meme e memetica è molto più vecchio, forse anche antico.
Infatti il primo meme documentato della storia, risale addirittura alla seconda guerra mondiale, molto prima di internet quindi.
Il meme in questione, è in realtà un incrocio tra due elementi della cultura di massa americana, ed inglese, incrociatisi sulle navi da guerra statunitense .
La parte grafica, un noto fumetto anglosassone di nome “chad”, molto in voga in quegli anni, unito alla parte scritta, ” Kilroy was here ”
Kilroy was here
L’origine della scritta, si deve all’ingegnoso metodo dell’operaio navale Kilroy, che aveva per delimitare ed identificare la quantità di lavoro che aveva svolto durante la giornata di lavoro.
All’epoca infatti, si usava segnare sulle pareti della navi il numero di rivetti montati durante la giornata, con il rischio che l’operaio del turno successivo con un semplice colpo di spugna ed un gessetto, rubasse alcuni dei segni di quello del turno prima.
La nave era quindi sommersa dalla scritta ” Kilroy was here “, molto probabilmente nei punti più disparati dell’intera nave, anche in quelli più improbabili, dato che era in costruzione.
I soldati americani in viaggio per giorni e mesi su quelle navi, devono quindi aver trovato divertente quella frase scritta sul gesso delle paratie della nave, tanto da ritrovarsi a riprodurla nei diversi posti dove sbarcavano, per rifornirsi o per combattere. nell’arco degli anni in cui gli americani combatterono in tutta Europa quindi, la scritta associata al simpatico disegno di ” chad “, vennero riprodotte diverse centinaia di volte nei posti più disparati, fino ad essere replicato anche al di fuori della cerchia dei soldati.
Di questo meme ne esistono le versioni inglesi ed australiana, rispettivamente mr. chad, e ” foo was here”.
L’importante è trasmettere
La forza dei memi quindi, è l’immediatezza del messaggio, è quindi più facile che questo avvengo in concomitanza dei fattori grafici e alfabetici, una foto o un disegno, e una scritta, in pratica.
Ma può esserlo anche solo un segno, un glifo, un simbolo, sviluppando il concetto, ci rendiamo conto che il successo di un’icona cultura è applicata in moltissimi campi della comunicazione, dai cartelli stradali all’arte,